L’epidemia di COVID-19 ha lasciato un segno profondo sui sistemi sanitari che hanno cercato di gestire la situazione soprattutto provando a tutelare i soggetti più suscettibili a un’evoluzione severa della malattia. Si tratta, come evidenziato dai dati di letteratura, prevalentemente degli anziani e delle persone con patologie pre-esistenti.
Una survey presentata in occasione del XLIII Congresso Nazionale SIFO ha indagato sul livello di conoscenza di medici e professionisti della sanità rispetto ai fattori di rischio predisponenti la malattia COVID-19 severa e la loro importanza nella scelta delle terapie in pazienti con determinate fragilità.
La survey si è occupata essenzialmente di tre aspetti: quanto i professionisti siano a conoscenza dei fattori di alto rischio di progressione a malattia COVID-19 severa, quale sia il loro approccio verso l’utilizzo delle terapie antivirali e quali fattori di rischio tengono principalmente presenti e se esistono, a loro parere, elementi frenanti nella loro prescrizione, terzo, quanto la medicina di prossimità possa aiutare in questi casi nella gestione del paziente.
Dai risultati nel complesso emerge una classe di professionisti molto informata sulla malattia e le sue possibili evoluzioni, attenta e motivata alle terapie attualmente disponibili e sui possibili miglioramenti applicabili, in particolare, nel caso dei farmacisti ospedalieri, una diagnostica più rapida con un limite di rilevamento più basso (il 69,3% del campione) a cui corrisponde anche una rilevante preoccupazione rispetto alla via di somministrazione del trattamento antivirale (55,5% abbastanza preoccupati, 35,5% molto preoccupati).
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